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Chocolat

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Ho finitto di legere questo libro anche se al inizio ero perplesa di comprarlo opure no,perche lo abbiamo visto tutti nel film e io odio comprare i libri che so gia come finira opure se apunto li ho visti prima nello scermo,ma questo ero un tantino diverso,Almeno la fine e diversa per quello che e nel film.Mi piace molto come l'autrice ha definito le diverse scene romantice e come la raconta la storia,A me mi e piacuto e sapeva propio di cioccolata.Vi lascio con la trama
Scritto da:
 Joanne Michèle Sylvie Harris Barsnley 3 luglio 1964) è un scrittrice britannica
Nata da madre francese e da padre inglese nel negozio di dolciumi dei nonni, è cresciuta a cibo e folklore. La sua bisnonna era una strega e una guaritrice. Tutto ciò è stato un ingrediente essenziale per lo sviluppo dei suoi romanzi.
Ha studiato presso la scuola media di Wakefielde si è laureata presso il St Catharine's College di Cambrige in Lingue medievali e moderne. Dopo la laurea si è dedicata all'insegnamento di lingua e letteratura francese.
Nel 1989 ha pubblicato il suo primo romanzo, il seme del male (The Evil Seed), e nel 1999 Chocolat  che l'ha resa famosa e che è diventato un film con Juliette Binoche Jonny Depp.Nel 2007 pubblica "Le scarpe rosse", il seguito di Chocolat.


TRAMA
Vianne con la sua personalità esuberante e generosa, i capelli sciolti e i vestiti colorati, Vianne che parla di felicità e sa inventare sapori sempre più seducenti col suo cioccolato, che concepisce addirittura l'idea di un "Grand Festival du Chocolat" proprio in occasione della Santa Pasqua; Vianne che ha portato lo scompiglio, la divisione e il disordine nel paese… è la nemica da combattere e da espellere, incarna la negazione dei valori tradizionali, della religiosità, della moralità, del timor di Dio. Il prete vede un che di guasto nella sua bellezza e libertà, così come nel concentrato di dolcezze che La Celeste Praline offre. C' è una promessa del proibito. E c' è qualcosa di corrotto nei suoi modi, nel suo attirare la gente: c'è magia, stregoneria. Così i due, il prete e la forestiera, sono gli antagonisti intorno ai quali ruota la vicenda: i due poli opposti che dividono il villaggio e scatenano gli animi. E' un personaggio pieno Vianne. E' stata bambina nomade e ci mostra, con frequenti digressioni al passato, se stessa piccola, con una madre che viveva più in un suo mondo favoloso che nella realtà, che ogni sera sul letto di qualche anonima camera d'albergo faceva le carte e così spesso vi leggeva la morte. E allora fuggiva. Una madre che le aveva lasciato in eredità la facoltà di intuire oltre le cose: di vedere indietro fatti avvenuti che apparivano come lampi di verità sconosciute; di indovinare, avanti, volti e situazioni che si manifestavano con un pensiero fugace ma netto.

Una madre che le aveva trasmesso l'amore per i posti nuovi e quello spirito zingaro che le aveva portate a non avere mai casa, ad essere sempre in giro per l'Europa e anche oltre, a fermarsi in un posto soltanto per un mese o una settimana e infine a dover scappare con il sole, non appena le ombre prendevano il posto della luce. Senza documenti, senza biglietto per il treno, con nomi sempre nuovi. Allora lo spirito gitano assomigliava più alla paura che all'avventura. Scappavano dall'Uomo Nero, diceva la madre, che era forse quel prete he voleva convincerla a lasciare la sua bambina alle suore perché lei era indegna. O dalla morte? Dal cancro che cresceva nel suo corpo e che lei credeva di poter ingannare fuggendo? E' così che pure alla piccola Anouk Vianne ha imposto finora continue fughe: anche lei dietro al radiosità del volto è perseguitata dal suo Uomo Nero. E' il prete del villaggio? E' la paura costante di perdere Anouk? Vianne è una figura complessa, a tutto tondo. Finora sempre in fuga dagli amori, dalle amicizie e dai luoghi, ora tesse legami, offre una coraggiosa ospitalità a Josephine e al tempo stesso sente di doversi armare di tutto il suo coraggio per sostenere lo sguardo del prete. Proprio mentre gli sorride qualcosa, nel profondo del suo essere, le grida di fuggire. Canta con Anouk e intanto la colpisce dolorosamente la presenza, accanto alla bambina, di Pantoufle, espressione della sua mancanza di legami stabili e del suo bisogno di un amico che non cambi come cambia il vento.

Mentre guarda la sua bambina intenta a giocare, o a dormire, o a cantare si fa strada in lei un pensiero, che nasce da uno sguardo gettato con dolcezza al tavolo della sua cucina: un vecchio tavolo che sta lì da chissà quanto tempo, tutto segnato da cicatrici inferte da coltelli, bicchieri... Un tavolo con una storia. Sopra di esso, stoviglie approntate per il pasto, allegre nel loro disordine, tutte "sue". Le sente così, lei che non ha mai avuto niente e che valuta ancora il possesso come una cosa "esotica", inebriante. Invidia al tavolo in suo tranquillo, naturale senso di appartenenza a quella cucina. Avverte la stanchezza del cambiamento, sempre uguale a se stesso pur nel suo vorticare. E' stanca di sentirsi straniera e intrusa: sradicata come un fantasma, un corpo senz' ombra. Mentre il prete con ottuso rigore si tiene lontano dalla Celeste Praline, perché basta una fessura al diavolo per piantare le sue radici, Vianne sente tuttavia il vento che gira e la chiama. Dove? Non lo sa. La piccola Anouk però ha bisogno di lasciar crescere le proprie radici. Il cielo e la terra, il vento e gli alberi, la fuga e il coraggio di restare. Si fermerà Vianne per stavolta? O partirà ancora?


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Salve, mi chiamo Uarda Shahinaj ma tutti mi chiamano Ada e quindi Adda's All da dove prende spunto anche il nome del mio amato blog dove ogni giorno condivido la cucina di casa mia, il mio mondo, un po di me. Io sono albanese e mi scuso in anticipo con voi per gli errori che faro nella scrittura. Nella mia lingua scrivo di cibo per alcune riviste e siti albanesi. E tutta questa passione e amore per il cibo ha dato vita ad un sogno, il mio libro #jetodashuroushqehu che in italiano il titola fa, Vivi, ama, mangia.
Per il sito in lingua albanese visitate www.addasall.com


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